Prima di riprendere la lettura domenicale del Vangelo di Luca, che ascolteremo a partire dalla prossima settimana, ci viene offerta questa pagina dal Vangelo di San Giovanni (2,1-11), che descrive il primo miracolo di Gesù, il suo biglietto da visita all'inizio della sua vita pubblica.
Gesù, oltre a far felici questi sposi, risparmiando loro la magra figura di non avere più vino da offrire agli invitati, vuole mostrarci che, con la presenza del Figlio sulla terra, Dio vuole inaugurare un nuova modalità di vivere il rapporto d'amore con il Suo popolo, un rapporto per il vero già più volte rappresentato nei libri profetici attraverso l'immagine del matrimonio.
Questo primo ‘segno’ di Gesù (così vengono denominati i miracoli di Gesù nel Vangelo di Giovanni) ci indica che questo sposalizio non sarà più da vivere all’insegna dell’acqua, pura e fresca ma anche insipida e incolore, ma sarà inebriato dal dono del vino, che restituisce gioia, vitalità, gioia, slancio nei rapporti. Non solo: questo frutto della vite ci rimanda anche al sacrificio: nell'ultima cena Gesù offrirà proprio il vino per indicare il sangue versato per noi come offerta di vita e come nutrimento di salvezza.
Si tratta dunque di un miracolo ‘programmatico’, che annuncia la venuta di un Messia disposto a sacrificarsi perché i suoi discepoli vivano nella gioia e nell’amore e insieme pronti ad imitarlo nel dono di sé.
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