Nel brano di Vangelo di questa domenica (Marco 10,35-45) vediamo nell’atteggiamento degli apostoli le difficoltà e le resistenze umane nell’accettare l’idea di un Figlio di Dio che, invece di giudicare e punire, subisce il male e si sacrifica. Gesù cerca di sfruttare ogni occasione per preparare i suoi discepoli a vedere in Lui disposto a morite sulla croce la rivelazione più grande di chi è Dio. Ma ancora una volta, dopo aver ascoltato per la terza volta il suo annuncio della passione e morte imminenti (10,32-34), due fra i suoi discepoli più vicini, Giacomo e Giovanni, che avevano assistito anche alla sua trasfigurazione, gli chiedono due posti privilegiati accanto a Lui nella gloria. Forse è un gesto di affetto perché gli vogliono bene e vogliono essere accanto a Lui per sempre. Gesù ancora una volta con pazienza spiega agli Apostoli e a noi che Dio ha un modo di vedere totalmente diverso da quello degli uomini, che desiderano posti di privilegio e di comando. Chi vuol essere il primo tra i discepoli del Signore sia il servo di tutti. Dio è Amore e a chi desidera vivere nella gratitudine per questo Amore propone un cammino di liberazione da ogni attaccamento a sé per imitare il Figlio, che ha vissuto nella totale dimenticanza di sé per servire gli uomini fino alla fine. A questo percorso arduo di liberazione e donazione è chiamato ogni persona che voglia dirsi discepolo di Gesù. Poi magari sbagliamo mille volte e siamo risucchiati dalle nostre debolezze e non riusciamo a liberarci da nostre dinamiche consolidate di egocentrismo e non ce la facciamo ad amare con gratuità, ma almeno sentiamoci tutti consapevolmente tesi a cercare di far spazio in noi con sincerità al Vangelo del servizio e del dono. E’ la vocazione di tutti, in ogni condizione, situazione, età della vita. L’esempio di Maria ci attiri, ci educhi, ci guidi, ci sostenga.